Il Commonwealth of Nations ha rilasciato un report diretto ai suoi 53 Stati membri in merito a Bitcoin e criptovalute, frutto di uno studio durato oltre un anno e condotto dal Working Group on Virtual Currencies, istituito il febbraio scorso dal Commonwealth stesso.
Dal report emerge che, fra gli Stati membri, solo il Bangladesh ha dichiarato le crittovalute illegali senza comunque ottenere, come prevedibile, alcun risultato concreto e senza modificare in alcun modo l’ultilizzo di Bitcoin e simili da parte dei propri cittadini e all’interno del territorio nazionale. Proprio per questo la conclusione più rilevante inclusa nel documento è un’esortazione rivolta agli Stati membri affinchè si legiferi con in mente una legalizzazione positiva delle crittovalute, vista l’evidente inefficacia di misure restrittive; inoltre si auspicano dichiarazioni pubbliche da parte delle banche centrali e delle istituzioni coinvolte a favore delle crittovalute e della loro coerenza con i quadri normativi vigenti, oltre all’incoraggiamento di investimenti mirati nell’educazione e nell’apparato legislativo di settore.
Per quanto riguarda i potenziali utilizzi illeciti legati al fenomeno, il Working Group scoraggia i tentativi di regolamentazione legati alla tecnologia e alle crittovalute stesse, come già detto impossibili da limitare in concreto, ma suggerisce piuttosto di concentrarsi sull’interazione con le valute statali e i sistemi economici pubblici, efficacemente controllabili.
Per concludere è stato osservato che software portamonete di Bitcoin vengono utilizzati in 49 dei 53 Stati membri, con intensità proporzionale alla penetrazione dei sistemi informatici nelle singole nazioni.
[…] iniziato ad interessarsi di crittovalute e tecnologia blockchain più di un anno fa, realizzando un report rilasciato lo scorso febbraio, nel quale viene espresso un parere positivo in merito e si incoraggiano gli Stati membri a […]